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Terroir e denominazione
Tra XIX e XX secolo, la fillossera e la Prima guerra mondiale distruggono la maggior parte del vigneto. Gli Champenois sono costretti a piantare nuovamente le viti e prendono coscienza dell’esistenza di un patrimonio collettivo da proteggere. Con una legge sarà delimitato anche il terroir e codificate le consuetudini. Successivamente, nel 1936, il riconoscimento della denominazione d’origine controllata (AOC) Champagne porrà il sigillo a un processo durato secoli.
Fino alla fine del XIX secolo, il vigneto era molto ampio e raggiungeva i 60.000 ettari. La fillossera distrugge tutto! Per far fronte al disastro, i vigneron e le maison, che possedevano a loro volta alcuni vigneti, fondano nel 1898 l’Association Viticole Champenoise (AVC).
Scopo dell’Association Viticole Champenoise è:
L'AVC prende rapidamente coscienza che la sola soluzione sta nell'estirpare i vigneti malati e reimpiantare le viti su portainnesti. I vigneron della Champagne colgono l'occasione per schiudere le porte al progresso. I vigneti non allineati, detti "en foule", sono sostituiti da quelli a spalliera, con il risultato di una diversa densità che passerà da 40.000 ceppi per ettaro a circa 8.000. Sono introdotti i nuovi sistemi di potatura, l'adozione di nuove tecniche di palizzamento, la cimatura ecc.
Gli champenois reimpiantano solo sui terroir migliori. Nel 1919 il vigneto non raggiunge i 12.000 ettari.
Grazie ai primi processi intentati dalle maison di Champagne, il nome Champagne poteva essere usato solo per i vini vendemmiati e manipolati in Champagne ma non si sapeva ancora cosa si dovesse intendere per Champagne e quali fossero esattamente i suoi limiti. Intanto qualche nuovo elaboratore senza scrupoli, importava vini da altre zone. Per mettere fine a queste pratiche fraudolente, i vigneron organizzati dal 1904 nella Federation de syndicats, chiesero la delimitazione della Champagne viticola.
La legge del 22 luglio 1927 fissò la delimitazione della Champagne viticola. Il criterio assunto per il diritto alla denominazione fu quello dell’anteriorità viticola dei terreni.
Il principio di anteriorità richiedeva che il vigneto fosse impiantato alla data di pubblicazione della legge o prima dell’invasione della fillossera. Per la delimitazione, a ogni comune che lo desiderava, fu chiesto di fissare un elenco delle particelle che potevano rivendicare la denominazione Champagne.
Una commissione interdipartimentale fu poi chiamata a deliberare su questi elenchi. Il metodo ebbe il merito di permettere di fissare la delimitazione su una base consensuale, sebbene nel corso degli anni successivi si rivelarono alcuni punti di debolezza..
La prima regola sulla qualità fu fissata con la legge del 1927. Essa autorizzava solo i vitigni tradizionali della Champagne, ossia pinot nero, meunier e chardonnay, pinot bianco, pinot grigio, arbane e petit meslier.
Ma la vera battaglia sulla qualità si scatenò negli anni dal 1931 al 1935, dopo la crisi di superproduzione e di vendita, che provocò il crollo dei prezzi delle uve. Dietro loro richiesta, gli Champenois ottennero così un decreto speciale il 30 settembre 1935, che fissò alcune regole qualitative complementari:
e creò la Commissione di Châlons per controllarne l'applicazione. Altre zone che vivevano la stessa crisi chiesero al Governo di essere sostenuti per fissare la regolamentazione di alcune denominazioni, divulgarla, controllarne la produzione e prendere provvedimenti contro le frodi.
Nacque così, il 30 luglio 1935, la nozione di denominazione d’origine controllata (AOC) e l'Institut national des appellations d’origine (INAO) poi ribattezzato Institut national de l'origine et de la qualité.
L'insieme delle regole che si erano imposti gli stessi champenois furono confermate nelle leggi e nei decreti del 1919, 1927 e 1935.
A partire dalla riforma dell’INAO del 2007, la denominazione Champagne è regolata dal disciplinare del 22 novembre 2010.
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